La mafia entra e si insedia su Facebook e scoppia la polemica, si alza l'indignazione. La società californiana che gestisce il social network più affollato di Internet è ancora una volta nel mirino. I gestori del sito hanno infatti dichiarato che non faranno nulla contro i profili dei mafiosi online, né contro chi apre le pagine nel nome dei vari Totò Riina, Bernardo Provenzano, amici, e amici degli amici. Così un quotidiano inglese (da sottolineare inglese e non italiano) si ribella e solleva la questione, tantopiù che pochi giorni fa è arrivata la notizia della rimozione, proprio da Facebook, di pagine con foto di mamme che allattano. Motivazione: "è pornografia". Il Times ha dichiarato di essere indignato per la "strana morale" del social network più cliccato del mondo, che pretendere di essere "un ambiente sicuro per i ragazzino che frequentano la rete". Frasi inneggianti alla mafia e a Riina, dunque, corredati da insulti contro chi, invece, cerca di esprimere il proprio sdegno davanti ad uno spettacolo simile.
"La mamma degli stupidi è sempre incinta - ha dichiarato Rosario Crocetta, sindaco di Gela, in prima fila nella lotta alla mafia." "Certamente, non tutti quelli che visitano le pagine dedicate ai mafiosi sono altrettanto mafiosi, ma non si può scherzare su simili questioni. Su Internet c'è un problema di vigilanza. Certi valori vanno difesi, quindi penso - prosegue Crocetta- che questi siti vadano chiusi. Infine vorrei fare un appello ai ragazzi che si sono iscritti a questi siti: CANCELLATEVI"!
Netto il giudizio di Beppe Giulietti, portavoce di Articolo21: "Siamo contrari alla censura, ma appare davvero singolare la sola idea che si possano cancellare le mamme che allattano e lasciare invece i fans dei 'mamma santissima' che allattano la mafia".
Genera rabbia e stupore questa notizia anche nel giornalista dell'Ansa di Palermo, Lirio Abbate, che vive e combatte quotidianamente la sua battaglia antimafia e per una libera informazione . "Sarebbe opportuno oscurare questi siti - commenta Abbate. Bisogna sfatare l'idea che questi sicari, assassini, siano dei miti. Forse - prosegue il giornalista - i responsabili di Facebook, americani, non si rendono conto della gravità di questo fatto. Non capiscono e non conoscono i pericoli che corre la Sicilia".
E Leoluca Orlando, portavoce dell'Italia dei Valori e sindaco di Palermo negli anni straordinari della"Primavera", si dice indignato : "Ci sono iniziative che pur non costituendo reato, oggettivamente si avvicinano ad esso. Sostengo - prosegue - il diritto supremo di libertà di informazione, ma penso che ognuno debba rispondere delle proprie azioni alla sua coscienza."
Interviene anche Rita Borsellino, di "Libera", sorella di Paolo, il magistrato ucciso dalla mafia in via D'Amelio il 19 luglio 1992. Rita Borsellino esprime la sua disapprovazione, e al tempo stesso, invita all'audacia. "Lo strumento di Facebook è uno strumento utile e importante, oltre che moderno, ed era prevedibile che qualcuno cercasse di approfittarne per altri scopi e usasse questo mezzo a suo uso e consumo. Verrebbe la tentazione - aggiunge Rita Borsellino - di dire 'mi tiro fuori dal social network' (ndr: Rita Borsellino è presente su Facebook da ottobre scorso), invece non è così, anzi bisogna occuparlo per fare in modo che chi ha cattive intenzioni non trovi spazio e sia costretto a confrontarsi con chi invece ne fa un uso corretto. Quanto alla gestione del social network che si ferma davanti al seno di una donna che allatta e non davanti a gruppi che inneggiano persone che hanno compiuto atti scellerati, ucciso e fatto stragi, questo dà da pensare. Ma - aggiunge la Borsellino - deve spingere chi ne fa un corretto uso a dire 'ci sto dentro' almeno per controllarlo e utilizzarlo bene come fa la grande maggioranza delle persone, per estromettere questo tipo di situazioni. E' un po' come quando mi si diceva di lasciare via D'Amelio dopo la strage, io non l'ho fatto, sono loro che se ne devono andare e non noi".
di Patrizia Anastasi
http://www.articolo21.info/7893/notizia/si-ai-profili-dei-mafiosi-no-alle-mamme.html
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