vendredi 9 janvier 2009

World Future/News - WF/News - Prosegue il suo percorso la mostra fotografica itinerante di Emergency "Sudan. Diritto al cuore".

{B}"Sudan: diritto al cuore", fotoracconto di Emergency{/B}

Prosegue il suo percorso la mostra fotografica itinerante di Emergency "Sudan. Diritto al cuore". Tocca a Milano che la ospita fino al 21 gennaio 2009 a Palazzo Giureconsulti in piazza Mercanti 2 nella sala delle Esposizioni. La mostra, che ha ricevuto il patrocinio del ministero degli Affari Esteri, si compone di cinquanta suggestive immagini a colori di Marcello Bonfanti, fotografo milanese che ha interpretato con occhio sensibile l'impegno umanitario di Emergency in Sudan, riuscendo a raccontarne con intensità le emozioni, i momenti, le persone, gli spazi creati. Gli scatti di Marcello Bonfanti accompagnano il visitatore in un lungo viaggio alla scoperta della vita quotidiana nel campo profughi di Mayo, nei sobborghi di Khartoum, dove circa 300 mila persone vivono in condizioni al limite dell'umano. Qui Emergency ha aperto un ambulatorio che offre assistenza pediatrica gratuita. Particolare attenzione è dedicata al Centro Salam di cardiochirurgia di Khartoum. Il Centro Salam offre assistenza sanitaria altamente specializzata e gratuita per bambini e adulti affetti da patologie cardiache e malformazioni congenite del Sudan e dei paesi confinanti.

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http://www.repubblica.it/2006/05/gallerie/esteri/emergency-foto/13.html

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mardi 6 janvier 2009

MF/News - Spagna/Barcellona: E' sulle Ramblas la terra promessa dei giovani italiani - La nostra è diventata la seconda comunità di Barcellona

E' sulle Ramblas la terra
promessa dei giovani italiani
Un'immagine di giovani lungo la rambla di Barcellona

Poca burocrazia, molte possibilità, prezzi accessibili
La nostra è diventata la seconda comunità di Barcellona
GIULIA ZONCA
BARCELLONA
La nuova America è vicina e calda, tiene i suoi sogni a portata e li vende benissimo. Basta un volo rapido e dall'Italia arrivi dentro quella che per molti, oggi, è la terra delle opportunità: Barcellona. La sua Ellis Island sta a Barceloneta, sempre vicino al mare, ma questo edificio in restauro, al numero due di Avenida Marques de l'Argentera, è un porto più sicuro e semplice, tanto che non è mai diventato un simbolo. E' un passaggio obbligato che non lascia memoria: una mattina di coda ed esci dall'Aministration General de l'Estero, con tutto quel serve per vivere dove 21.655 italiani hanno scelto di stare. Tre pezzi di carta per un altro inizio ed è uno dei motivi per cui questa è la città prescelta: la burocrazia è quasi inesistente. Serve l'empadronamiento, il domicilio, il numero di securidad social e il Nie, il foglio di via per l'avventura spagnola. E' il numero di identificazione per gli stranieri, necessario per aprire un conto in banca, dimostrare che esisti, un codice e non servirà più altro. In meno di un'intera giornata sei in regola e lo resterai perché da queste parti anche l'ultimo impiego in un call center è contrattualizzato.

Stipendi bassi e ferie retribuite, il licenziamento arriva altrettanto facilmente perché il datore di lavoro deve solo dimostrare che non servi più all'azienda. Però nel frattempo puoi permetterti qualche giorno di malattia senza perdere il posto. E' il primo passo, quello dopo lo sbarco di chi ha scelto Barcellona per la fiesta loca, chi ha vent'anni e strascica l'Erasmus vendendo aspirapolvere al telefono e servendo cerveza nei locali del Born, il quartiere che Fabio Volo aveva scelto come base per il suo programma su Mtv, «Italo-spagnolo». La manodopera serve nella città che ha ancora un boom da gestire e si sente Milano negli Anni Ottanta, senza Craxi e la rucola. La Catulunya è la Lombardia della Spagna, gente che lavora e rispetta le carreggiate, ma l'analogia, che pure i locali ripetono a qualsiasi italiano inizi a integrarsi, finisce sulla porta dell'ufficio perché lì c'è la vera magia del posto. Non la movida, che inizia ad annoiare pure loro, non il pan con tomato, la bruschetta autogestita che ti portano al tavolo con gli ingredienti ancora separati, ma la rete di sostegno che permette a una ragazza che ha perso il lavoro di trovarne un altro in un pomeriggio.

Ella Sher ha una storia perfetta per spiegare come mai l'ultima migrazione di italiani a Barcellona, quella archiviata come record dall'ultimo censimento del 2008, è fatta di neolaureati, forza vitale che si sente più sicura altrove. Ella, a Milano, era precaria alla casa editrice Adelphi, prestigio, eleganza e zero possibilità. Dopo stage e collaborazioni ha chiesto: «Quali sviluppi per il mio futuro qui?». Nessuno. E allora Barcellona, con in tasca un corso di lingua all'Istituto Cervantes. L'idea e i primi indirizzi sono arrivati da un'amica conosciuta alla fiera del libro di Francoforte: «Ho avuto aiuto, però ho spedito il curriculum e ottenuto 9 colloqui in un solo giorno e un contratto di 6 mesi da trasformare in definitivo dopo il periodo di prova. Poi mi sono sentita dire: mi dispiace, non abbiamo più bisogno. Solo che non ho fatto in tempo a starci male, nel giro di due mail avevo un nuovo posto». Oggi è una editor del colosso Rba «e un'altra persona. A Milano mi ero chiusa, qui ho una cerchia che mi sostiene e su cui posso contare: se rimango a piedi, se devo cercare un idraulico... Sono passata da un'esistenza complicata e difficoltosa a un sogno».

Con 39 euro mensili si è fatta un'assicurazione che le consente di scegliersi il medico che vuole, all'ora che vuole e con altri 30 euro può disporre delle strutture del polideportivo pubblico. Ce n'è uno per quartiere, comprende anche la piscina riscaldata e si parla già di lusso, di soldi extra da mettere in comodità o da risparmiare in vista del «Frenazo», parola con qui definiscono la crisi che sta per arrivare anche nel mondo ideale. Per il primo affitto vanno investiti dai 300 ai 400 euro, stanza confortevole, secondo il tariffario di www.loquo.com e le esperienze raccolte da Massimo Capoccetti nel suo sito wwww.italianiabarcellona.it, una bibbia per emigranti. Sul blog c'è chi si dà appuntamento per il 2011, partenza organizzate verso la meraviglia, anche se Massimo ride quando i giornali parlano di «Eldorado». Ingegnere informatico, assunto da Londra, alla Quantum di Barcellona, avverte che la fase «baretto», quella spacciata nell'ultimo film di Woody Allen «Vicky Cristina Barcelona», dura poco.

«Vedo una grande rotazione, un conto è arrivare affascinati dall'onda di creatività, un altro aspirare a qualcosa. Difficile crescere. E' comodo, facile, bello poi però non è che traslocare risolva tutto. E se non sai il catalano il limite arriva presto». Carlo Ferri, astronomo, il catalano l'ha studiato e ha scelto Barcellona per il suo dottorato anche se «so che l'università italiana ha più storia e la ricerca è più avanti, ma lì non ci sono fondi per noi e per avere una borsa di studio devi vincere un concorso. Qui basta presentare i requisiti giusti e in più c'è un overdose di finanziamenti universitari, un dottorando può prendere 1300 euro al mese». La lista dei motivi per trasferirsi la continua Raffaello Ducceschi: designer piombato in Catalunya quattro anni fa: «Perché qui se sbagliano a calcolarti le tasse ti risarciscono in 15 giorni. Perché vivo a 40 km da Barcellona e ho un treno ogni 15 minuti, sempre puntuale. Perché si, è vero, il boom starà pure finendo ma prima che riescano a mettere tutti i vincoli che ci sono in Italia ce ne passa di tempo».

Quello che manca agli espatriati è lo stile, perché, l'assenza di dress code e non solo, conquista all'inizio poi un po' tutti abbassano lo sguardo e cedono: «Sì la città è sporca, spesso trovi persone maleducate. Stanno al minimo delle formalità nel bene e nel male». Per questo trapiantano pezzi di Italia, nelle piadinerie a Barceloneta, nelle Delicatezze, nome con cui Adriano ha battezzato la gastronomia dietro la Cattedrale, nella cura con cui Silvano Ferrari gestisce la biblioteca dell'Istituto italiano di cultura, nella creatività con cui Gigi Colaci e Guido Frisotti hanno tirato su «La Cova de les cultures», un'associazione che lega Barcellona all'Italia. Duecento metri quadri nel quartiere Gracia dove assistere a performance, concerti, spettacoli e Gigi, che viene dal Salento ricorda: «Dalle mie parti, per avere i permessi, sarei dovuto andare dall'amico dell'amico. Qui sono entrato in comune. Questo non è il paese dei balocchi, tutti si sentono artisti solo perché stanno in strade trendy. Quello è turismo. Parliamo di una città che ha voglia di crescere e cerca energie, noi italiani le portiamo. Andiamo d'accordo con il clima, la lingua e lo sappiamo che i prezzi stanno aumentando. Solo che possiamo ancora stare dietro al nostro progetto. C'è spazio per le idee».

http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/societa/200901articoli/39799girata.asp

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lundi 5 janvier 2009

MF/News - Sì ai profili dei mafiosi. No alle mamme che allattano. Accade su Facebook, di Patrizia Anastasi

Sì ai profili dei mafiosi. No alle mamme che allattano. Accade su Facebook

Sì ai profili dei mafiosi. No alle mamme che allattano. Accade su Facebook

La mafia entra e si insedia su Facebook e scoppia la polemica, si alza l'indignazione. La società californiana che gestisce il social network più affollato di Internet è ancora una volta nel mirino. I gestori del sito hanno infatti dichiarato che non faranno nulla contro i profili dei mafiosi online, né contro chi apre le pagine nel nome dei vari Totò Riina, Bernardo Provenzano, amici, e amici degli amici. Così un quotidiano inglese (da sottolineare inglese e non italiano) si ribella e solleva la questione, tantopiù che pochi giorni fa è arrivata la notizia della rimozione, proprio da Facebook, di pagine con foto di mamme che allattano. Motivazione: "è pornografia". Il Times ha dichiarato di essere indignato per la "strana morale" del social network più cliccato del mondo, che pretendere di essere "un ambiente sicuro per i ragazzino che frequentano la rete". Frasi inneggianti alla mafia e a Riina, dunque, corredati da insulti contro chi, invece, cerca di esprimere il proprio sdegno davanti ad uno spettacolo simile.
 "La mamma degli stupidi è sempre incinta - ha dichiarato Rosario Crocetta, sindaco di Gela, in prima fila nella lotta alla mafia." "Certamente, non tutti quelli che visitano le pagine dedicate ai mafiosi sono altrettanto mafiosi, ma non si può scherzare su simili questioni. Su Internet c'è un problema di vigilanza. Certi valori vanno difesi, quindi penso - prosegue Crocetta- che questi siti vadano chiusi. Infine vorrei fare un appello ai ragazzi che si sono iscritti a questi siti: CANCELLATEVI"!
Netto il giudizio di Beppe Giulietti, portavoce di Articolo21: "Siamo contrari alla censura, ma appare davvero singolare la sola idea che si possano cancellare le mamme che allattano e lasciare invece i fans dei 'mamma santissima' che allattano la mafia".
Genera rabbia e stupore questa notizia anche nel giornalista dell'Ansa di Palermo, Lirio Abbate, che vive e combatte quotidianamente la sua battaglia antimafia e per una libera informazione . "Sarebbe opportuno oscurare questi siti - commenta Abbate. Bisogna sfatare l'idea che questi sicari, assassini, siano dei miti. Forse - prosegue il giornalista -  i responsabili di Facebook, americani, non si rendono conto della gravità di questo fatto. Non capiscono e non conoscono i pericoli che corre la Sicilia".
E Leoluca Orlando, portavoce dell'Italia dei Valori e sindaco di Palermo negli anni straordinari della"Primavera", si dice indignato : "Ci sono iniziative che pur non costituendo reato, oggettivamente si avvicinano ad esso. Sostengo - prosegue - il diritto supremo di libertà di informazione, ma penso che ognuno debba rispondere delle proprie azioni alla sua coscienza."
Interviene anche Rita Borsellino,  di "Libera", sorella di Paolo, il magistrato ucciso dalla mafia in via D'Amelio il 19 luglio 1992. Rita Borsellino  esprime la sua disapprovazione, e al tempo stesso, invita all'audacia. "Lo strumento di Facebook è uno strumento utile e importante, oltre che moderno, ed era prevedibile che qualcuno cercasse di approfittarne per altri scopi e usasse questo mezzo a suo uso e consumo. Verrebbe la tentazione - aggiunge Rita Borsellino - di dire 'mi tiro fuori dal social network' (ndr: Rita Borsellino è presente su Facebook da ottobre scorso),  invece non è così, anzi bisogna occuparlo per fare in modo che chi ha cattive intenzioni non trovi spazio e sia costretto a confrontarsi con chi invece ne fa un uso corretto. Quanto alla gestione del social network che si ferma davanti al seno di una donna  che allatta e non davanti a gruppi che inneggiano persone che hanno compiuto atti scellerati, ucciso e fatto stragi, questo dà da pensare. Ma - aggiunge la Borsellino -  deve spingere chi ne fa un corretto uso a dire 'ci sto dentro' almeno per controllarlo e utilizzarlo bene come fa la grande maggioranza delle persone, per estromettere questo tipo di situazioni. E' un po' come quando mi si diceva di lasciare via D'Amelio dopo la strage, io non l'ho fatto, sono loro che se ne devono andare e non noi".

di Patrizia Anastasi
http://www.articolo21.info/7893/notizia/si-ai-profili-dei-mafiosi-no-alle-mamme.html

Neige, Naissances animaux 2008, Agenda nature, Petits chiens...

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N°114 - Lundi 5 janvier 2009
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Ses flocons scintillent et virevoltent, sa douceur est une émotion pure. La neige a inspiré les lecteurs. 40 photos

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Le premier mois de l'année, les animaux et la nature semblent bien silencieux... Pourtant, toute une vie fourmille sous terre ou dans les airs et la saison des amours a même commencé pour certains. L'agenda nature

Ils sont nés en 2008

Les parcs animaliers ont connu cette année d'heureux événements avec parmi eux, des espèces protégées et de nouveaux espoirs. 15 bébés animaux

Le saumon de Norvège, un poisson sain et nutritif
Les médecins du monde entier le disent : il faut manger plus de saumon et autres poissons gras. Ils sont bons pour le coeur, la circulation et la lutte contre certaines maladies inflammatoires. Le saumon, un poisson sain et nutritif.
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