Anche il parlamentare del Pdl Giorgio Stracquadanio, sul quotidiano on line «Il predellino», afferma che nel «comportamento di Fini» c'è «una superficialità dell'atteggiamento mista a un arroganza politica da annichilirne la credibilità non tanto di aspirante leader politico quanto di interprete del ruolo di garanzia che spetta al presidente della Camera». Per Fabrizio Cicchitto, presidente dei deputati del Pdl, la linea politica del partito è chiara e «non è consentito a nessuno rimettere in discussione i capisaldi, ci auguriamo che anche Fini si impegni» perché «siamo ancora in tempo a mettere da parte errori e incomprensioni». Il ministro degli Esteri, Franco Frattini, ricorda che sul tema della riforma della giustizia così come su altri argomenti il Pdl ha una linea condivisa ed è necessario che tutti si attengano a questa «regola». Non manca, comunque, chi prova a gettare acqua sul fuoco. Come Italo Bocchino, vicepresidente dei deputati del Pdl: «Fini e Berlusconi rappresentano la più solida coppia politica italiana - afferma - e nonostante un momento di evidente difficoltà interne al Pdl, hanno il dovere verso gli elettori di ricreare un clima di armonia e collaborazione teso al consolidamento del centrodestra e al buongoverno del Paese». Il Guardasigilli, Angelino Alfano, spera «che se equivoci ci sono si superino, perché il Pdl è figlio di una grande intuizione che non va dispersa ma valorizzata».
BERLUSCONI - Nel pomeriggio, alla Conferenza Italia-America Latina di Milano, è lo stesso Silvio Berlusconi a intervenire sulle polemiche degli ultimi giorni legate alla giustizia. «Devo fare presto, devo preparare la valigie perché parto per Panama - dice il premier con una battuta. - Mi mancheranno 'Annozero', 'L'Unità', 'La repubblica' e i Pm: però cercherò di sopravvivere ugualmente». (Il presidente del Consiglio ha preso spunto dalle parole del presidente panamense che aveva a lungo lodato le attrattive del suo paese. Berlusconi, sempre scherzando, si è detto sicuro che il presidente Ricardo Martinelli gli preparerebbe un'accoglienza degna. «E poi in privato preparami quelle che mi stanno a cuore», ha affermato Berlusconi).
BONDI - Sandro Bondi, presente martedì sera a «Ballarò», torna invece sull'intervento in diretta di Fini. «Mi ha particolarmente amareggiato - spiega -. Dal 1992 ad oggi, è accaduto che una minoranza di magistrati ha ritenuto possibile ribaltare il verdetto elettorale degli italiani attraverso una evidente e drammatica persecuzione ai danni del leader di Forza Italia, prima, e del Pdl, ora.»È anche per queste ragioni che una persona come me, proveniente dalla storia del Pci, che Gianfranco Fini ha giustamente ricordato, non poteva e non può riconoscersi nel giustizialismo che la sinistra ha abbracciato in Italia come sostitutivo dell'ideologia e come scorciatoia per conquistare il potere senza aver portato a compimento, ancora oggi, un necessario rinnovamento politico e culturale. Ed è la stessa ragione - conclude Bondi - per cui da Fini mi sarei aspettato parole che fugassero la sgradevole impressione che non si può non ricavare dalla sua conversazione con il procuratore della Repubblica di Pescara».
FINI - Lo stesso Fini, durante la cerimonia in ricordo di Nilde Iotti a dieci anni dalla sua scomparsa, ricordando il suo «esempio di imparzialità e di equilibrio», ribadisce che «essere super partes non significava rimanere estranei al confronto delle opinioni. La cultura democratica si fonda, a ben vedere, sul confronto delle idee. È da lì che viene la capacità di dialogo e di ascolto». E a difendere il presidente della Camera è il «finiano» Fabio Granata, deputato del Pdl: «Cadono le braccia. È in atto un'operazione di delegittimazione nei confronti del presidente della Camera e di noi che stiamo con lui ad opera di una parte del Pdl, della quale non fa parte Berlusconi, ma dei cosiddetti ultrà. Meraviglia che tra questi ci siano dirigenti politici che devono tutto a Fini e che ora si caratterizzano per malafede intellettuale».
BERSANI - Sempre a margine della commemorazione in ricordo di Nilde Iotti a Montecitorio, il segretario del Pd Pier Luigi Bersani commenta le tensioni nella maggioranza: «Il centrodestra è in una confusione micidiale e queste sarebbero chiacchiere se non fosse che c'è una totale paralisi del governo in campo economico e le misure si stanno rivelando aria fritta». «Il Pd dal canto suo - sostiene Bersani - deve dare un messaggio al paese molto chiaro: mettere al centro i temi del lavoro, essere pronto a modernizzare il sistema istituzionale e un fermo no alle leggi ad personam per risolvere i problemi di una sola persona».
«FUORI DAL PDL, SI DIMETTA» - La vicenda ha dato lo spunto al Giornale per un nuovo affondo contro Fini ormai da diverso tempo nel mirino del quotidiano diretto da Vittorio Feltri. «Fini è nudo» esordisce l'articolo a firma di Vittorio Macioce che già dal titolo è decisamente esplicito: «S'è tradito, chiarisca o si dimetta». «A questo punto non c'è più altro da dire - si legge nell'apertura del quotidiano della famiglia Berlusconi -, Niente alibi, niente sospetti. Non servono le supposizioni. (...) L'attore si toglie la maschera e mostra il suo vero volto. È l'ora della verità e per Gianfranco Fini è arrivata». Non solo: «Fini da tempo sta giocando un'altra partita. Il Pdl non è più il suo progetto». E ancora: «Fini è l'uomo dell'Enola Gay, della bomba atomica giudiziaria, della scissione dell'atomo politico. Finalmente e così sia». Libero, altro giornale vicino al Pdl, con un gioco di parole sull'accaduto parla invece di un Fini «ormai fuori onda». Per il direttore Maurizio Belpietro, da quelle frasi «si capisce che il presidente della Camera ha fretta di archiviare Berlusconi e spera che una mano gliela dia la magistratura con il solito pentito». Belpietro arriva ad attribuire a Fini «un sentimento di rancore a lungo covato e una voglia di berlusconicidio nascosta a fatica». Poi la conclusione: «La terza carica dello Stato continuerà a cavalcare fuori onda, alla larga da Berlusconi. Ma non andrà lontano».
LA DIFESA DEL «SECOLO» - Prende invece le difese di Fini il quotidiano «il Secolo», già organo ufficiale di An. In un pezzo titolato «Complotti inventati e tradimenti veri», il giornale rileva che «certe cose sembrano l'ultimo atto di una manovra di strumentalizzazione che giunge ora al tentativo di processo a Fini»«Siccome è chiaro che nessuna linea è stata messa in discussion - sottolinea Flavia Perina, direttrice del giornale e deputata del Pdl - quello che si dovrebbe spiegare è altro. Chi ha interesse a forzare la polemica oltre a ciò che è legittimo? Non amiamo la dietrologia, ma qua è evidente l'obiettivo: esasperare Fini e sospingerlo altrove a forza di provocazioni».
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