L'accusa è forse da intendere, in un nuovo cerimoniale ancora poco codificato, come una chiusura netta al dialogo con l'opposizione sul tema della giustizia. Un diktat. Anche se poi il premier a omaggiare il Parlamento aggiunge che «poi in Parlamento i gruppi faranno ciò che vorranno». Ma trattasi di un'aggiunta puramente simbolica, di galateo, perché l'affondo non lascia spazi.
«Non vedo proprio come si possa dialogare: non si può dialogare con chi accusa l'avversario di essere Hitler, di essere il diavolo e di non avere voce in capitolo sulle questioni morali». «Ci vuole rispetto e lealtà - ha aggiunto - e questa sinistra non è democratica, non è riformista e non ha rispetto degli avversari né delle istituzioni». Perché tanta acredine? Per l'appoggio all'allarme dell'Anm sulla "legge.bavaglio"? Sul no – rimasto immutato nel Pd – comunque alla separazione delle carriere dei magistrati tra pm e gip?
Già, perchè il Guardasigilli Angelino Alfano dopo aver incontrato per l'opposizione soltanto il leader centrista Pierferdinando Casini, aveva ricordato che a parte la riforma del processo civile e di quello penale, il vero nodo della riforma della giustizia resta proprio quello: la separazione delle carriere. Secondo Alfano, sono necessari gli interventi sulla Costituzione, con l'obiettivo «della parità tra accusa e difesa, per la quale occorre un giudice terzo ed equidistante da entrambe le parti, che sul piano tecnico si può anche chiamare separazione delle carriere». Per poi passare ad una riforma del Csm «con un intervento serio».
Veltroni aveva dato incarico al ministro ombra Lanfranco Tenaglia di illustrare al governo le posizioni dei democratici sulla necessità di avviare da subito un tavolo con tutte le componenti del mondo della giustizia. Forse questa propensione al dialogo da parte del segretario del Pd è sembrata davvero eccessiva agli esponenti del governo.
Il presidente del Consiglio sottolinea che, nonostante una piccola riduzione dei consensi dovuti alla vicenda di Sky e a quella della scuola, il gradimento nei confronti del governo «resta al 68%». Per lui il governo è un vero paradiso. E i consensi volano come angeli.
Ma la riforma della giustizia non sarà possibile vararla entro Natale, anche percè -spiega - vuole presentare un pacchetto di misure tutto insieme. E quindi procedere a un cambiamento della Costituzione.
Sì sì,vuol cambiare nientemeno la Carta fondamentale. Perché, spiaga: «la Costituzione si può cambiare e poi l'ultima parola spetta ai cittadini. Ci sono due votazioni con sei mesi di tempo l'una dall'altra. Poi a decidere se la riforma sarà giusta saranno i cittadini. Questa è la democrazia».
Evidentemente con un criterio altrettanto condiviso come quello applicato alla riforma della giustizia. Cioè, come spiega in un certo qual modo lo stesso Guardasigilli Alfano - che in serata riunisce a questo proposito i capigruppo del Pdl di Camera e Senato - il metodo del dialogo va bene e le riforme condivise ma finché l'opposizione dice sì al governo. «Invece molti sì del Pd invece sono no». E questo non va bene.
Ribatte il vice di Veltroni, Dario Franceschini: «Berlusconi è l'unico capo di un Governo di un Paese democratico al mondo che non accetta, nemmeno psicologicamente, l'idea che esista l'opposizione e passa le giornate a insultarla. È l'unico caso di capo di Governo al mondo che dentro una crisi economica così forte, che preoccupa le famiglie e le imprese non cerca un rapporto costruttivo con l'opposizione. Facendo così fa del male all'Italia e agli italiani».
L'Unità
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